…E ce lo trovammo davanti, avvolto com’era in una sorta di nebbiolina autunnale. Castel del Monte resta una delle innumerevoli mete turistiche della Puglia e il mio sogno da bambina. Ho da sempre voluto visitarlo! Terminato nel XIII secolo, all’epoca di Federico II di Svevia, è considerato un gioiello di architettura militare medievale, e fa parte della più ampia ed estesa rete castellare sveviana della regione.
Lo caratterizza un mix di stili che rispecchia l’estesa cultura di Federico II, re di Sicilia a soli 3 anni. Il castello si localizza in posizione dominante sulle Murge occidentali, a soli 18 chilometri dalla cittadina di Andria. La solidità della costruzione utilizza come linea guida il simbolismo del numero otto. Ottagonale è la sua forma, otto sono le sue torri, con otto lati ciascuna. I due piani si suddividono in 8 stanze di forma trapezoidale, quasi tutte dotate di un sistema idraulico all’avanguardia per l’epoca, caratteristica predominante della cultura araba, cui Federico II si appassionò, fino a restarne affascinato.
Con la cartina alla mano visitammo il piano terra, e attraverso aperture decorate in breccia corallina, passammo di sala in sala. Pochi elementi di arredo e caratteristiche volte a crociera dominano gli ambienti che un tempo erano riccamente decorati. Accediamo dunque al cortile che ripropone la forma ottagonale della struttura. Storia e leggenda qui si mescolano e narrano le vicende legate alla coppa del Santo Graal. Ritornando all’interno raggiungemmo il piano superiore e attraverso una delle torri salimmo la sua scala a chiocciola. Fregi e quello che resta degli antichi mosaici ci accompagnarono fino alla fine della visita.
Il viaggio continua…
Rotolando verso sud, come dice una famosa canzone dei Negrita, arrivammo ad Alberobello, la città dei trulli. Eravamo pronti ad una nuova avventura ma non ci aspettavamo di ricevere quello che era stato preparato per noi…
Arrivati a casa di zia, il bendidio si aprì d’innanzi ai nostri occhi: una tavola imbandita con sapori tipicamente pugliesi, e il prodotto da me da sempre preferito: la burrata!!! Un gioiello della gastronomia locale!
La scoperta fu dormire in un trullo e mi sembrò una cosa fantastica.
Una volta arrivati in centro, a pochi passi dalla chiesa di Sant’Antonio Abate, ci dirigemmo alla reception della struttura Romantic Trulli, per recuperare le chiavi del nostro trullo, non troppo in centro paese e abbastanza raggiungibile con l’auto! E pensare che negli anni ‘60, a dire di mio padre, nessuno ci voleva abitare in queste strutture, mentre al giorno d’oggi sono tra le sistemazioni più richieste! Di forma circolare e costruiti in pietra grezza, i trulli sono diffusi in questa zona della Puglia, tra Alberobello, Locorotondo, Cisternino e Martina Franca.
Sono costruzioni semplici, che facilmente venivano smantellate e che prevedono, internamente, pochi vani. Sono accoglienti e caldi, ora dotati di tutti i servizi e conforts. Insomma come inizio non è stato niente male. Un giretto per il paese, un aperitivo in piazza e di nuovo a tavola ma questa volta alla locanda dei mercanti a Monopoli. Il pesce crudo, la passione dei pugliesi, è servito in piccole portate da condividere in un ambiente colorato e rumoreggiante. Cannolicchi, ostriche, vongole, tagliatelle di mare per iniziare; moscardini, fritto misto e cozze gratinate per concludere! Ma quanto si mangia al sud??
Sulla costa
Il giorno seguente di buon’ora partimmo e visitammo Polignano a mare passando per Castellana Grotte, che vi consiglio di visitare.
Che dire… Polignano è una delle tante gemme della regione. Appoggiata alla roccia calcarea, si trova a strapiombo sul mare Adriatico. Innumerevoli vicoli la percorrono, sui quali si affacciano bianche e basse case con balconi fioriti. Una cittadina vibrante per i suoi locali, il suo mare, e la sua gente! Passeggiammo, salutammo il mare dai suoi balconi e ci regalammo il piacere di stuzzicare qualcosa da Pescaria: Pescatori in cucina. Seduti su sgabelli, degustammo il pesce del sud, riproposto fritto oppure marinato, in hamburger di pesce oppure al piatto. Ostriche, tonno in tartare, frittura mista, gamberoni al ghiaccio sono alcuni dei prodotti di Pescaria. E fortuna che era un aperitivo. 🙂
Ancora strapieni riprendemmo l’auto, destinazione Torre Canne. Ulivi secolari e muri a secco ci accompagnarono lungo la costa battuta dal vento. Non sapevamo che poco dopo il nostro aperitivo sostanzioso ci saremmo seduti nuovamente a tavola. Era l’ora di provare i ricci di mare, per cui la costa è famosa. Ne degustammo a decine come se non avessimo finito di mangiare solo un’ora prima e per digerire, in vista della serata, decidemmo di prendere un digestivo a Ostuni, la città bianca.
Trulli in rovina o vere e proprie masserie rinomate punteggiano la piana dalla quale si erge la collinetta di Ostuni. Il borgo circolare, chiamato Terra, è protetto da una cinta muraria aragonese e le tipiche case imbiancate a calce si susseguono in un intricato groviglio di viuzze e scalinate, che portano il visitatore fino alla cattedrale.
Ultimo appuntamento
Riprendendo la via di casa, lasciammo dietro di noi il Brindisino e ci preparammo per l’ultimo appuntamento culinario: le bombette di zia Vitina!
Secondo me si chiamano bombette perché quando le addenti, un’esplosione di gusti investe il tuo palato. Ma probabilmente si chiamano così dalla loro forma arrotondata. In definitiva non sono altro che involtini di carne di suino con pancetta e ripieni di formaggio, ma cotti alla brace. A colpi di sapore riscoprimmo prodotti semplici di questo territorio, nati dall’inventiva dei nostri antenati, che con poco riuscivano ad esaltare ciò che la terra regalava loro.
Un itinerario più che culturale culinario, o forse no. D’altronde cultura é anche cucina e viaggiare attraverso i sensi è pur sempre viaggiare.