Motivi diversi mi hanno spinto a lasciare il mio piccolo paese della Liguria, dove tutti si conoscono, dove non succede mai nulla di così avventuroso o dove si va sempre negli stessi posti.
Mi sono sempre sentita una persona diversa dalla massa… non so se questo derivi dal fatto che ho sempre voluto qualcosa in più, e il mio paese quel qualcosa non è mai riuscito a darmelo; oppure perché sono sempre stata un po’ irrequieta di carattere. Sta di fatto che, con gli occhi fissi sul domani e sempre alla ricerca di una nuova avventura da raccontare e da vivere sulla pelle, mi sono spinta altrove ogni volta che potevo. Fin da piccola ho preso parte a campi estivi e colonie per poi partecipare a viaggi on the road, viaggi studio, campi di volontariato, e viaggi di gruppo. Il primo oltreoceano è stato con un gruppo che forse si conosceva appena e non direi, un viaggio da ricordare fra i migliori.
Non tanto per la destinazione (chi può stare un mese in vacanza ai Caraibi tra l’isola di Tobago e quella di Trinidad?) ma più che altro per la compagnia.
Diciamocelo: le persone con cui viaggi, fanno buona parte della riuscita di quell’esperienza. Cit: De Carlo Annalisa
Non c’è una regola fissa o una formula vincente per azzeccare la buona compagnia per un viaggio, o per una data esperienza, o perlomeno io non l’ho ancora trovata. Uno ci prova, si fa travolgere dall’entusiasmo iniziale, ma poi ci si rende conto che, le esigenze, per esempio quando si viaggia, sono personali e prioritarie. Una persona segue le proprie necessità, che a volte non sono quelle del gruppo e quindi la compagnia, che all’inizio si è magari cercata, diventa poi solo un ostacolo.
Arrivando al dunque…
I Caraibi restano sempre e comunque i Caraibi!!! Ovvio dire che il mare é cristallino, fa caldo e il reggae che senti per strada ti permette di entrare in armonia con l’ambiente che ti circonda. Ma non è sempre oro tutto quello che luccica… A luglio ai Caraibi piove e la quando piove, piove veramente tanto. Le strade si trasformano in fiumi e se tu ti trovi dall’altra parte dell’isola, per ritornare verso “casa” avresti bisogno di pinne e boccale, piuttosto che d’infradito, occhiali da sole e crema solare.
Fin da subito uscivamo con la gente del posto, e andavamo nelle più belle spiagge, alle feste e ai locali più conosciuti.
Abbiamo pure assistito al concerto di una steel band, e non sono di certo queste le attività proposte e sponsorizzate da una guida. O magari sì, ma trovarle una volta sul posto!! E fin qui tutto bene… anzi.
Ma quattro giovani “turisti” europei non passavano di certo inosservati. E le persone che quella maledetta sera ci hanno derubato, ci hanno visto veramente bene da un miglio di distanza. Stavamo andando a una festa in un locale e visto che non c’era ancora molta gente all’interno, prendemmo la sbagliatissima decisione di allontanarci dalle luci dell’entrata, per fumarci una sigaretta all’aria aperta.
I fatti
Ed eccoli li due omoni di colore che, con fare tranquillo, si avvicinarono con la scusa di chiederci un accendino. Purtroppo dalla tasca non tirarono fuori un pacchetto di sigarette, ma un gran bel pezzo di revolver, con il quale ci ordinarono di tirar fuori tutto quello che possedevamo. Il bottino non fu il più ricco della loro carriera, penso, visto che ritornarono verso la macchina, che si scoprì rubata, con un portasigarette in metallo e qualche dollaro.
Ma almeno avevamo salva la pellaccia…
Dopo essere stati perquisiti, ci intimarono di correre, e lo facemmo, il più lontano possibile, verso l’aperta campagna. Ad un certo punto, al suono di alcuni spari, quando intorno a noi non c’era più un minimo bagliore di luce, ci fermammo, sospirammo e alzammo lo sguardo verso il cielo. Su un letto nero una miriade di stelle luccicavano e tutt’intorno il silenzio a riaccompagnarci verso il locale, per dare finalmente inizio alla serata. Una disavventura sì, ma si sa quando si viaggia a volte qualcosa di storto succede.
Ritornando all’itinerario…
Partimmo da Nizza per raggiungere Francoforte da dove poi proseguimmo per Crown Point, Tobago. Ci fermammo una notte in un hotel vicino all’aeroporto, giusto per dormire qualche ora prima di prendere il successivo volo. La notte fu lunga, non chiudemmo occhio. La camera era, oltre che sporca, rumorosa, e il continuo viavai dei vicini ci tenne svegli praticamente fino al mattino. Ci rendemmo conto solo successivamente che era un albergo ad ore e dunque capimmo perchè c’era tutto quel “movimento”. Ma non c’era problema, eravamo giovani, forse troppo, ma eravamo pronti all’avventura, quindi ci ridemmo sopra e ci riposammo durante il volo per i Caraibi.
Arrivammo a Crown Point e appena sbarcati ci sorprese un caldo e un sole accecanti.
Pensai: si incomincia bene.
Raggiungemmo l’hotel poco distante l’aeroporto e scoprimmo i dintorni. Conoscemmo quasi subito due ragazzi del posto, Marc e JC che ci accompagnarono per tutto il soggiorno, praticamente si erano stabiliti da noi, e la stessa sera gli altri tre ragazzi del gruppo fecero il primo bagno ai Caraibi. Di notte. Io paurosa com’ero rimasi a guardare. Cavolo non ci pensate agli squali! Io terrorizzata!!!
Qualche nozione in più…
Tobago é un’isola di 300 km2 al largo delle coste del Venezuela. Insieme con la sua “gemella” Trinidad, la più grande delle due, fa parte del Commonwealth e sono due Repubbliche Indipendenti dal 1962. Le accomuna la musica, che scandisce il ritmo di ogni giornata. Trinidad, conosciuta soprattutto per il suo Carnevale, ha dato i natali alla calypso music negli anni ‘20, una danza a due tempi, con un testo che critica la società coloniale dell’epoca. Mentre la soka, una calypso accellerata, più moderna della precedente, è ballata ovunque nelle Antille.
Non ci è voluto un grande studio per ballarla, bastava scuotere i fianchi a destra e a sinistra a ritmo di musica e lasciarsi trasportare dall’atmosfera.
Vita di tutti i giorni…
Tutti quanti quando tornai mi chiesero: ma cosa avete fatto un mese ai Caraibi? Dopotutto che cosa puoi fare 1 mese ai Caraibi, se non andare al mare, quando non piove, fare gite in barca, scoprire i dintorni, camminando per lunghe distanze e uscire la sera? E così tutti i giorni si ripeterono quasi uguali. Camminavamo per lunghi tratti solamente per andare a fare la spesa nei piccoli minimarket e ricordo che mi ero follemente innamorata della marmellata di guyaba, con la quale ogni mattina risvegliavo i miei sensi.
Dolce ma non troppo e tropicale abbastanza!
Pranzavamo a volte in hotel oppure mangiavamo un roti per strada. Non importava cosa ci fosse dentro, se flying fish oppure fried chicken, bastava condirlo con della garlic sauce. E‘ facile trovare un posto in cui pranzare o cenare ai Caraibi, e non parlo di ristoranti o fast food. Ovunque per strada trovi qualcuno che ti propone del cibo da consumare all’aria aperta. Per esempio noi andavamo vicino all’aeroporto per mangiare gli esotici doubles, panini di farina di piselli, fritti e ripieni di ceci e mango piccante! Ricordo che alle 7 del mattino trovavamo un signore che nel bagagliaio della sua macchina preparava queste delizie! E poi shark and bake, panini con polpa di squalo e callaloo soupe, una zuppa di spinaci e gombo con coco, tipica della cucina creola.
E…
Mantenendoci sulla costa abbiamo visitato parecchie spiagge: Pigeon Point, Store bay, English man’bay e Castara. Dalle piccole e più centrali, fino alle più ampie, le spiagge dell’isola condividono il colore turchese del mare, l’intricato groviglio della fitta foresta che arriva fino ad cingerle in un caloroso abbraccio, e il folto sottobosco, che non fa filtrare neppure un raggio di luce. Scarborough la capitale dell’isola è una città affollata e vivace. Ci arrivammo un giorno in macchina e ricordo solamente che dappertutto c’erano negozi di musica. In uno di questi comprai un cd di soka music che consumai nei mesi successivi.
Tappa a Trinidad…
L’unica novità furono alcuni giorni trascorsi a casa dei parenti di una ragazza del gruppo, che abitavano nella capitale di Trinidad, Port of Spain. Per raggiungere l’isola, che come dicevo è la più grande delle due, volammo su un bimotore sgangherato e scricchiolante che, in meno di un’ora, ci portò a destinazione. Dall’aeroporto raggiungemmo il quartiere più sicuro della capitale, in collina, e da lì ci allontanavamo sempre e comunque accompagnati. C’era il coprifuoco ci dissero, quindi anche questi giorni furono tranquilli. Scendemmo in città alcune sere per recarci al cinema, oppure restavamo in villa. Dell’isola visitammo le seguenti spiagge: Las Cuevas Beach e Maracas Bay, le più belle, conosciute, e consigliate. Ricordo con affetto il calore e l’ospitalità di queste persone, altresì ricordo il bendidio che ogni giorno, dalla colazione alla cena, c’era offerto.
Papaya e mango appena raccolti dall’albero non li avevo mai mangiati e neppure mai visti!!!!
Con l’amarezza di non aver visitato di più, ma con qualche chilo di troppo, rientrammo in Italia. A fine estate ritornai sui libri per sostenere gli esami di settembre e, con l’inizio dell’anno accademico, ripresi l’abituale ritmo di vita universitario.
Chissà dove i nuovi bisogni e le nuove avventure mi avrebbero portata…Rimasi così in attesa di scoprire la mia nuova destinazione…